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Balneari, la sfida del Governo “difendere le aziende balneari”: l’intero settore naviga a vista

La saga delle concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari continua ad infiammare gli animi degli operatori del settore. In Italia sono oltre 26mila le concessioni demaniali di cui 15.414 ad uso turistico-ricreativo (58,6%). Il comparto freme e tenere a freno l’agitazione degli imprenditori sta diventando sempre più difficile.  

Ancora massima riservatezza del Governo sulla riforma delle concessioni balneari. La questione sembrerebbe in mano al Ministro agli Affari Europei Raffaele Fitto, in questi giorni impegnato nella trattativa sul tema con l’Unione Europea. Nessun componente dell’esecutivo si sta esponendo sui contenuti del decreto che deciderà il futuro di migliaia di imprese balneari, alle prese con la scadenza dei titoli fissata per il 31 dicembre 2024.

“Il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto sta dialogando in Europa per capire quali possano essere le soluzioni. Questo governo vuole difendere le 30 mila aziende balneari e regolamentare un settore dove ci sono anche dei furbetti, che ad esempio subconcessionano. E poi c’è il tema dei canoni demaniali che devono essere rivisti. Ci vuole buon senso, abbiamo delle grandi specificità”. Lo ha detto il Ministro del Turismo Daniela Santanché a La Spezia parlando di concessioni balneari a margine della conferenza programmatica sul turismo.

Ma il come si intenda in concreto “difendere le aziende balneari” è ancora tutto da vedere posto che l’intento del governo Meloni sembra essere quello di attendere la sentenza della Corte di Giustizia europea che dovrà esprimersi il prossimo 20 aprile.

Le ipotesi sui contenuti della sentenza sono piuttosto pessimistiche – anche perché la Corte Ue si è già espressa in merito nel 2016, dichiarando l’inevitabilità delle procedure selettive – ma i giudici di Lussemburgo stabiliranno comunque dei nuovi principi giuridici da cui non si potrà prescindere per definire la riforma delle concessioni. Per questo al vaglio dell’esecutivo ci sarebbe già un testo pronto, solo da affinare dopo la sentenza per approvarlo entro la prossima estate.

In casa Fratelli d’Italia la discussione è ancora aperta e si cerca una mediazione tra due orientamenti: da una parte l’ala più europeista, capeggiata dal ministro Fitto, che vorrebbe disciplinare subito i criteri delle gare senza nemmeno attendere la sentenza della Corte europea, garantendo al contempo il diritto all’indennizzo per i concessionari uscenti; dall’altra una frangia di parlamentari da sempre vicini alla categoria – fra cui il deputato Riccardo Zucconi e l’europarlamentare Carlo Fidanza – che invece ritengono possibile salvare dalle gare le imprese sorte su concessioni rilasciate prima del 2009, data di recepimento della direttiva Bolkestein in Italia.

Nel frattempo, migliaia di imprenditori navigano a vista complice anche il blocco degli investimenti da parte delle amministrazioni comunali costiere che hanno la necessità di programmare il futuro dell’economia turistica balneare prima della scadenza delle concessioni che, seppur prorogata al 31 dicembre 2024, non restituisce alcuna certezza all’intero settore.

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